Il crinale che da Colbordolo fa da spartiacque tra la valle del fiume Apsa e la valle di Ripe ( uno dei castelli della zona che oggi è nel territorio di Montelabbate, ma che un tempo dobbiamo immaginare legato agli altri di cui parliamo ) venne chiamato “serra” , un toponimo che indica una catena collinare allungata senza troppi avvallamenti; al nome seguiva una specifica: questa zona si chiamava Serra di Monteviole, perché sottoposto alla giurisdizione del castello di Monteviole, situato vicino il fosso del Cuppio o di Monteviole, a sud ovest del castello di Genga. 

E’ un territorio molto poco frequentato, anche da chi è nato qui o vive non lontano. Ci sono case sparse, usate per lo più come case di svago, ma questa zona è un po’ il limite ultimo oltre il quale le persone anche della zona non vanno. Serra non è un luogo frequentato, ma ancora riconosciuto, soprattutto per la chiesa di cui parleremo nella tappa successiva. 

Eppure il terreno difficile da lavorare, la marna, argillosa e compatta e quindi fragile,  non aveva impedito che la zona  fosse abitata già nel XV sec. Ma furono proprio le frane che forse fecero precipitare le sorti del  castello di Monteviole, o forse la sua posizione intermedia e meno strategica rispetto ai vicini castelli di Genga e di Ripe, e  anche i collegamenti più difficili per le pendici del monte Busseto che lo sovrastavano. E allora già dal 1400 negli atti notarili Monteviole non è più citato e Serra di Monteviole diventa Serra di Genga, dove la popolazione confluì. 

Qui tutto ha il nome che caratterizza  concretamente i luoghi: si chiama Genga proprio perché deriva dal nome del terreno marnoso, che volgarmente viene  chiamato genga.

Nella zona a valle del castello di Genga dove c’era un borgo chiamata appunto La Valle,  nacque e poi tornò nel 1551 a trascorrere i suoi ultimi giorni un grande artista, protagonista del rinascimento italiano: Gerolamo Genga ( di Genga, appunto),  dopo aver lavorato in varie corti in Italia, e aver realizzato  le decorazioni di Villa Imperiale e aver iniziato la splendida chiesa di San Giovanni  a Pesaro, si riposò nella natura incontaminata di questa area del ducato di Urbino. 

Qui sorgeva anche uno degli ospedali realizzati per soccorrere i viandanti o gli ammalati,  l’ospedale di Sant’Antonio che insieme a quello di San Giacomo costituiva un riparo nei difficili spostamenti.

L’antica chiesa parrocchiale di Monteviole divenne la chiesa di San Giovanni Battista, vicina al nucleo fortificato di Serra di Genga e riferimento religioso. Oggi rimane nascosta alla vista di chi sale la strada per Coldelce, ma costituisce l’ultimo baluardo della comunità che riconosce nella chiesetta un punto di riferimento di grande valore simbolico.